La terapia dei Trigger-Points

La terapia dei Trigger-Points è comunemente utilizzata dagli osteopati. Attraverso di essa possono essere risolte varie problematiche fastidiose.

Prima di tutto vediamo di spiegare che cosa sono i Trigger-Points. In italiano il termine può essere tradotto in “punti grilletto”. Si tratta di punti in cui si accumula la tensione; sono costituiti da fibre muscolari contratte. I Trigger-Points sono considerati la causa principale del dolore miofasciale (cioè che si manifesta al livello dei muscoli).

I motivi per cui si formano i Trigger-Points possono essere molteplici: sovraccarico muscolare, postura scorretta, traumi, ecc… .

L’osteopata, come prima cosa, va alla ricerca degli squilibri che hanno causato i Trigger-Points così da evitare che il fastidio si ripresenti dopo poco tempo. Infatti uno dei principi fondamentali dell’osteopatia è proprio quello di inquadrare il paziente da un punto di vista globale (cioè l’osteopata cura la causa e non il singolo sintomo).

Esistono due tipi di Trigger-Points:

  • ATTIVI, quei Trigger-Points che procurano sempre dolore;
  • LATENTI, quei Trigger-Points che procurano dolore solo quando sono toccati.

Tuttavia i Triggers-Points latenti possono trasformarsi in attivi in diversi casi: ad esempio quando uno sforzo è svolto per lungo tempo o quando una contrattura muscolare non viene risolta.

Inoltre i Trigger-Points hanno la caratteristica di “moltiplicarsi”: i Trigger-Points attivi, se non disattivati, possono coinvolgere altre fibre muscolari facendo diventare attivi dei Trigger-Points latenti. La conseguenza di questo complicato meccanismo è l’aumento della superfice muscolare dolorante.

Esiste una mappatura dei Trigger-Points: ciò significa che questi punti non sono collocati in modo casuale, ma si trovano in zone ben precise. C’è però da dire che il luogo in cui si trova il Trigger-Point non sempre corrisponde alla zona dolorante: il Trigger-Point può causare dolore “a distanza”.

 

In che modo allora l’osteopata riconosce un Trigger-Point? Prima di tutto egli conosce i vari punti del corpo in cui possono svilupparsi dei Trigger-Points. Inoltre i “punti grilletto” hanno una consistenza particolare: appaiono al tatto come delle “palline” quasi gommose.

Trigger.Points palline

Una volta individuati i Trigger-Points, l’osteopata procede in questo modo: per prima cosa, fa un massaggio per stimolare le fibre muscolari, quasi per “richiamare la loro attenzione”; poi preme con forza graduale su ogni singolo Trigger-Point per almeno 30 secondi. Il paziente, inizialmente, prova un forte dolore che piano piano scompare con il passare dei secondi.

Spesso i Trigger-Points sono sottovalutati da molti professionisti e il paziente non riesce a risolvere il proprio problema. Se i Trigger-Points non sono disattivati, col passare del tempo possono originare un meccanismo di compensazione: altri muscoli possono andare incontro a contrattura per riequilibrare il deficit procurato dal Trigger-Point.

Un ESEMPIO: è possibile che un Trigger-Point non disattivato sulla scapola destra causi una contrattura del pettorale di sinistra.

Perciò i Trigger-Points non trattati possono generare problemi posturali e dolore muscolare cronico.

Importante è disinnescare questi “punti grilletto” affinché il paziente possa ritrovare il proprio equilibrio fisiologico.

 

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